La Bruna è una razza rustica che si adatta perfettamente al pascolo (la maggior parte degli allevamenti è infatti situata in zone di montagna e collina) ma è allevata in quasi tutta l’Italia, comprese le isole.
La genesi dell’attuale Bruna è complessa e la sua storia è strettamente connessa a quella della Bruna alpina, oggi denominata Bruna originaria (OB) (in passato chiamata anche di Svitto o Schwyz) e allevata solo in Svizzera, Austria e Trentino Alto-Adige (in un numero limitato di capi, non classificabile). L’attuale Bruna, infatti, rappresenta il ceppo italiano della Bruna Alpina in quanto deriva da incroci tra bovini elvetici, austriaci, bavaresi e la Brown Swiss; quest’ultima, a sua volta, costituisce l’ incrocio americano della Bruna alpina, con una maggiore attitudine lattifera rispetto all’ OB, essendo stata selezionata attraverso incroci tra soggetti appartenenti a razze specializzate per la produzione di latte e capi di Bruna originaria che, a partire dal1869/70 fino al 1906, dalla Svizzera furono importati in America. La Bruna Alpina ha origini antiche; essa è stata selezionata nell’anno 1000 d.C. dai monaci Benedettini nel cantone svizzero di Schwzy e nasce come una razza a triplice attitudine: latte, carne e lavoro; essa è stata introdotta in Italia a partire dal XVI secolo e la sua diffusione ha interessato tutta la Penisola. Negli anni ’50 la Bruna Alpina rappresentava la più numerosa razza bovina da latte allevata in Italia, con 1.900.000 capi tanto che essa, in diverse regioni, aveva sostituito i tipi genetici autoctoni già presenti, da quelli emiliani (Reggiana, Modenese) a quelli appenninici. La diffusione negli anni successivi della razza Frisona (Pezzata nera) portò ad una forte diminuzione della Bruna in pianura. Inoltre, alla Bruna Alpina venivano attribuite tre carenze: una bassa precocità, la scarsa produzione al primo parto e l’assenza di riproduttori maschi che trasmettessero costantemente l’attitudine lattifera. Pertanto, per far fronte all’esigenza degli allevatori di colmare la differenza produttiva tra Bruna alpina e Frisona, furono introdotti riproduttori provenenti da altri paesi e, soprattutto, a partire dal 1972, dagli Stati Uniti dove era allevata la Brown Swiss. Pertanto, il ceppo italiano di Bruna ha assunto le caratteristiche di razza specializzata per la produzione del latte e, dal 1981, anche il nome di Bruna Alpina è stato abbandonato a favore di Bruna Italiana.
Nel 1957 è stata fondata l’Associazione Nazionale Allevatori di Razza Bruna Italiana (ANARB), con sede a Bussolengo (VR), incaricata alla gestione del miglioramento genetico della razza e detentrice del Libro genealogico della razza Bruna italiana e, dal 2015, il Registro anagrafico della Bruna originale. Quest’ultimo, con l’entrata in vigore del DLgs 52/2018, assume lo status di Libro genealogico. L’ANARB, dal 09/12/2019, ha ricevuto dal Mipaaf anche l’incarico di gestire il Programma genetico dei tipi genetici autoctoni Agerolese, Burlina, Cabannina, Cinisara, Modicana e Pezzata Rossa d’Oropa.
(Fonti: https://www.ruralpini.it/Alpeggi-Animali_Razze_Bovine_Brina.html; Ruminantia, 11 Novembre 2020; http://www.anarb.it/)
Consistenza
– A livello mondiale: 10.000.000 capi
– A livello nazionale: 500.000 c.a. in tutte le regioni
– Capi iscritti al Libro genealogico: n. 160.000
– Allevamenti: n. 7.602
– Media capi per allevamento: n. 21
(Dati ANARB; http://www.anarb.it).